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Indicazioni stradali
Il Museo della Memoria e della Pace di Campagna sorge all’interno dell’ex convento domenicano di San Bartolomeo. Durante gli anni delle persecuzioni naziste, il convento fungeva da luogo di internamento e concentramento per ebrei italiani e stranieri. Qui, dopo la permanenza degli ebrei, dal 1940 al 1943, sono state raccolte le testimonianze tangibili e intangibili della presenza degli internati ebrei. Per questo motivo il luogo, segnato da questo importante passato, è stato scelto come sede del Museo della Memoria e della Pace, inaugurato nel 2008, sotto la direzione dall’Architetto Marcello Naimoli, che contribuisce al suo funzionamento da diversi anni.
Il museo della Memoria e della Pace di Campagna è situato alla fine di una strada cittadina che dal centro del paese sale verso la collina: proprio la sua posizione abbastanza isolata ha fatto sì che il convento venisse designato come luogo ideale per l’internamento.
Il percorso museale si sviluppa sui due diversi livelli dell’edificio, al cui interno vi è un cortile porticato tipico dei conventi cinquecenteschi, nell’adiacente chiesa di San Bartolomeo il frate domenicano Giordano Bruno ha celebrato la sua prima messa, motivo per cui il convento ospita, al secondo ed ultimo piano della struttura, anche la sede dell’associazione culturale “G. Bruno”.
Al piano terra sono state allestite quattro “sale emozionali”: in cui i visitatori possono conoscere la storia delle deportazioni, della guerra e di alcuni degli internati di Campagna, attraverso proiezioni, fotografie e documenti.
Nella mostra permanente allestita al primo piano dell’edificio è possibile ripercorrere la vita di Giovanni Palatucci, questore di Fiume negli anni delle deportazioni, e di Giuseppe Maria Palatucci, vescovo della città di Campagna nello stesso periodo. L’itinerario si snoda lungo un’esposizione di pannelli fotografici che ricostruiscono anche la storia della Shoah con documenti e immagini. La galleria fotografica si articola nei corridoi del primo piano: il visitatore troverà degli espositori che narrano della vita di Palatucci, dalle prime foto a Montella, in provincia di Avellino, ai documenti sull’emanazione delle leggi razziali, dalle mappe dei campi di internamento in Italia, a quelli di concentramento e di sterminio in Europa. Concludono il percorso i documenti che testimoniano la collaborazione tra il nipote questore e lo zio Vescovo, tra il Vescovo e la Santa Sede in favore degli ebrei.
La parte più significativa è quella che intende ricostruire, almeno in parte, la vita quotidiana degli internati. Tre sale sono state adibite a questo scopo: la Camerata, la Sinagoga e la Sala dei nomi - via della fuga. Nella camerata e nella sinagoga si trovano oggetti di vita quotidiana e suppellettili per i momenti di preghiera. Nella sala dei nomi, su una delle pareti della piccola stanza sono indicati i nomi, i cognomi, le nazionalità e le professioni di una parte degli ebrei internati a Campagna. Un gioco di luci ed ombre all’interno di questa sala vuole simboleggiare la salvezza, infatti qui è situata anche la finestra che ha rappresentato la via di fuga per gli ebrei internati. Queste tre sale sono arricchite da un “paesaggio sonoro” che dovrebbe ricordare i suoni dell’internamento.