Il campo di concentramento di Stutthof non gode della stessa risonanza storico – memorialistica di Auschwitz, Dachau o Buchenwald. Subito dopo lo scoppio della guerra, i leader nazisti della Pomerania fecero imprigionare e uccidere diversi cittadini polacchi di sesso maschile ritenuti “pericolosi” dal regime. I nazisti consideravano i polacchi "subumani" da sterminare al fine di “germanizzare” la regione. Tuttavia, nel 1943, il campo di Stutthof fu convertito in campo di concentramento, internando migliaia di ebrei (per lo più donne) provenienti da campi limitrofi come quello di Auschwitz. In breve tempo Stutthof divenne un centro di internamento di rilievo all’interno del sistema concentrazionario nazista. Tra il 1943 e il 1944, il campo fu dotato di una camera a gas che utilizzava Zyklon B, e quasi 1450 internati furono uccisi dal gas. Con l’avanzare dell’Armata Rossa verso la Prussia Orientale, il campo venne evacuato. Circa 50.000 deportati, in maggioranza ebrei, furono costretti a marciare verso i campi all'interno della Germania in terribili condizioni metereologiche e in precarie condizioni igienico – sanitarie. Nel corso dell’estenuante trasferimento, coloro che non furono in grado di proseguire a piedi furono uccisi o perirono di stenti.