Italia
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Il contributo dei soldati italo-americani nel corso dell'operazione Husky si contraddistinse per il particolare stato d'animo con cui questi ultimo affrontarono l'idea di combattere nei propri luoghi d'origine.
Durante la Seconda guerra mondiale centinaia di migliaia di soldati americani di origine italiana furono arruolati nelle forze armate statunitensi. Dopo l'ingresso in guerra degli Stati Uniti molti migranti italiani vennero visti con sospetto: il timore che essi potessero costituire una sorta di quinta colonna rischiava di minarne il processo di assimilazione.
Anche i comandi militari statunitensi, sulla scorta di queste considerazioni, valutarono diversamente l'impiego dei soldati italo-americani: da alcuni vennero considerati elementi potenzialmente di grande utilità per via delle conoscenze linguistiche e del territorio, da altri furono invece ritenuti un pericolo proprio per via di una possibile incerta lealtà. Fu proprio il sostegno dell’opinione pubblica italo-americana a sostegno dello sforzo bellico statunitense e soprattutto l’ampio afflusso di centinaia di migliaia di giovani di origine italiana ad arginare i sentimenti anti-italiani.
La loro dimostrazione di piena lealtà al paese venne interpretata come uno strumento di americanizzazione. La partecipazione alla Campagna d'Italia – e all'operazione Husky in particolare – acquisì un particolare significato per quei molti soldati italo-americani chiamati a combattere nella loro terra d'origine. Se per alcuni di loro combattere contro i nemici degli Stati Uniti rappresentava una magnifica occasione per dimostrare la propria lealtà nei confronti del loro paese, per altri prendere le armi rappresentava – almeno potenzialmente – la possibilità di doversi trovare a fronteggiare parenti impegnati in combattimento tra le fila dell'esercito italiano.
Il fattore generazionale costituiva inoltre un importante spartiacque nei confronti dell'atteggiamento tenuto dai soldati italo-americani nei confronti del loro impegno bellico in Italia: per coloro che erano nati negli Stati Uniti, l'Italia rappresentava un luogo mai visto, vissuto solo attraverso i racconti familiari; per chi, invece, vantava un'esperienza di migrazione costituiva un occasione per incontrare nuovamente i parenti da cui ci si era separati anni prima e di fare ritorno alla patria natia: non di rado i soldati italo-americani di origine siciliana impegnati nell'operazione Husky approfittavano delle licenze per tornare nei luoghi d'origine.