​These locations reconstruct the various aspects of Lucca's Resistance. The sites describe German violence and Allied bombing and the trail passes through the places of fascist power and partisan counter-power. The tour also reconstructs the birth and development of the Resistance, with reference to its political and military articulation, but also to the specific role of religion, women and intellectuals. ​​Particular attention is paid to the dynamics of the Liberation at the beginning of September. <div data-youtube-video=""><iframe class="video" allowfullscreen="false" src="https://www.youtube.com/embed/sLipO_U3wRA" start="0" width="640" height="480"></iframe></div>Lucca is also a beautiful city with a rich artistic and cultural heritage, dating back to the Roman times. You will admire its intact Renaissance-era city walls, its Piazza dell'Anfiteatro, which was once a Roman amphitheatre, and its Guinigi Tower, a 45-metre-tall tower that dates from the 1300s. This tour will give you a unique perspective on the history and beauty of Lucca and its surroundings.

Italy

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Carcere di San Giorgio

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City of Lucca

​​War and Resistance in Lucca​ 

Il 4 agosto 1944, alle ore 22,00, negli spalti delle Mura di Lucca a Porta Elisa, don Aldo Mei viene fucilato da un plotone della Wehrmacht e sepolto nella fossa che egli stesso era stato costretto a scavarsi.Il giorno successivo, ottenuto il permesso dal Comando tedesco, verso le 10,00, la salma dissepolta è traslata presso le suore Barbantini di Lucca in via ElisaDon Aldo Mei viene rastrellato dai tedeschi il 2 agosto e condotto alla Pia Casa di Beneficienza a Lucca. Qui, sottoposto a un sommario processo, è condannato a morte. A nulla valgono gli sforzi dell'arcivescovo di Lucca, mons. Torrini, per strappare il giovane sacerdote alla rabbia tedesca.Il 30 luglio 1977 il ministero della Difesa e il presidente della Repubblica hanno concesso a don Aldo Mei la medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

Monumento di Don Aldo Mei

Con caratteristiche e ferrature tipiche dell’epoca, l'edificio divenne Palazzo Littorio nel 1929 e inaugurato alla presenza del Segretario Nazionale del Partito Fascista, Augusto Turati. &nbsp;Oggi è sede degli uffici del Giudice di Pace.Il 12 maggio 1930, Mussolini fece visita&nbsp; a Lucca. Dopo un breve discorso dal balcone di Palazzo Ducale in Piazza Napoleone, il Duce lasciò in automobile il palazzo del Governo per raggiungere il palazzo del Littorio e assistere alla sfilata del corteo medioevale e la sfilata delle grandi macchine da Guerra.

Ex Palazzo Littorio

In Via del Panificio, a pochi passi da Sant’Agostino, il convento delle torture, ha abitato Guglielmo Petroni poeta, scrittore. Nel 1938 lo scrittore Curzio Malaparte lo invita a Roma per dirigere la rivista “Prospettive”. Entrato in contatto con gli ambienti antifascisti, Petroni prende parte alla Resistenza romana. Arrestato nella primavera del 1944, consegnato alle SS e ristretto nel carcere di via Tasso, viene torturato e condannato a morte. Trasferito al terzo braccio di Regina Coeli con l'arrivo degli Alleati a Roma, viene salvato dalla condanna a morte e può far ritorno a Lucca. Nuovamente libero, affronta il faticosissimo viaggio verso la città natale in preda a una sorta di smarrimento esistenziale e di spaesamento.&nbsp; Proprio a ridosso di tale bruciante esperienza, tra il 1944 e il 1945, Petroni scrive “Il mondo è una prigione”, un libro che come pochi altri rielabora l’esperienza tragica della detenzione. Un racconto di viaggio attraverso l’Italia devastata dalla guerra che diventa una profonda riflessione sulla vita e sulla condizione umana, quando in assenza di comprensione del prossimo e di vicinanza reciproca, non solo il carcere, bensì tutto il mondo si rivela una prigione. Annoverato tra i capolavori della letteratura resistenziale, "Il mondo è una prigione" è in realtà un classico assoluto.

Casa di Guglielmo Petroni

Nel 1919, Benito Mussolini ha fondato i Fasci di combattimento, un soggetto politico che anche in Toscana conosce una rapida crescita in termini di iscritti. La provincia di Lucca che soltanto un paio di settimane prima ha subito gli effetti del devastante terremoto che vede il suo epicentro nella Garfagnana, nel settembre 1920 si avvia alla fondazione di una sezione locale del fascio. Il 14 dicembre 1920, si tiene il “battesimo dello squadrismo” a Lucca,&nbsp; nella centralissima Piazza S. Michele, dove circa 500 persone si sono riunite in occasione di un comizio socialista contro l'aumento dei prezzi, i fascisti lucchesi, tra i quali fa la sua apparizione il futuro capo del fascismo locale, Carlo Scorza, aggrediscono l'onorevole Lorenzo Ventavoli di Monsummano Terme e i cittadini presenti alla manifestazione di protesta. Agli squadristi lucchesi si uniscono gli oltre 300 camerati di Pisa e di Siena giunti in città. Per riportare l’ordine la Guardia Regia spara sulla folla mentre le camicie nere rientrano indisturbate nella propria sede di via S. Andrea. Restano a terra 19 feriti e due morti, Valente Vellutini, proprietario di una filanda, e l’ex consigliere comunale liberale Angelo Della Bidia. Il giorno seguente, di fianco alla chiesa di San Michele, fanno la loro comparsa alcune scritte cubitali con la perentoria e minacciosa affermazione: "A Lucca comanda il fascio”.

Piazza San Michele e gli scontri del dicembre 1920

Il contributo delle donne alla Resistenza è stato fondamentale anche se a lungo sottostimato.Esse hanno svolto fin dall’8 settembre una importante azione, per salvare i soldati sbandati e poi le altre categorie di perseguitati.Si sono poi impegnate direttamente nell’attività partigiana: spesso come staffette, ma in alcuni case anche come partigiane combattenti. La scelta della Resistenza è stata nel loro caso ancora più significativa, perchè non indotta dai bandi di arruolamento.Ancora alla fine della guerra, nelle sfilate della Liberazione e poi nelle commissioni di riconoscimento il loro ruolo è stato sottovalutato.Negli ultimi anni però sia la storiografia che la memoria pubblica lo hanno recupoerato e valorizzato.Lo dimostra anche la Lapide apposta nel 2014 in via del Loreto, nei pressi del Comune e della sede dell’Anpi.Tra le donne protagoniste della Resistenza lucchese vanno ricordate almeno Maria Lazzareschi, referente dei GDD; Nara Marchetti, partigana combattente e poi dirigente Udi e Anpi; Maria Eletta Martini, staffetta e poi protagonista dell’associazionismo cattolico.

Lapide alle donne nella Resistenza

Vasco Braschi (1908-1944) e Luciano Tonelli (1913-1944) erano due partigiani comunisti lucchesi. &nbsp;Caddero il 5 settembre 1944, giorno della Liberazione di Lucca, vittime del fuoco con cui i tedeschi protessero la loro ritirata verso le più sicure postazioni della Linea Gotica. Come loro altri nove partigiani.&nbsp;Braschi, di servizio presso un rifugio antiaereo, venne ferito da una granata e spirò poi il 13 settembre in ospedale.&nbsp;Tonelli venne invece colpito in uno scontro a fuoco coi tedeschi presso il Foro Boario e morì il giorno 6.&nbsp;A Braschi e Tonelli è dedicata una lapide posta sulle mura del castello di Porta Santa Maria (per i lucchesi Porta Giannotti).&nbsp;E’ un segno molto modesto e spoglio, ma è caratterizzata dal fatto di riportare il simbolo comunista della falce e martello: è l’unica del genere in tutta la Lucchesia.&nbsp;La sezione Pci di Lucca centro fu intitolata a Tonelli fino agli anni Ottanta.&nbsp;

Lapide di Porta Santa Maria

Il 6 gennaio 1944, giorno dell'Epifania, alle ore 13,07, ventidue aerei B-26 Maruders, appartenenti al 319° Bomber Group decollati dalla Sardegna, scaricarono sul quartiere lucchese di San Concordio 124 bombe da 500 libbre, da quote comprese tra i 9000 e i 9900 piedi. Gli obbiettivi erano la stazione ferroviaria, l'azienda Italgas e le officine meccaniche Lenzi, impegnate nella produzione bellica, ma vennero colpiti anche fabbricati civili e industriali. Il bilancio fu di venticinque vittime sotto le macerie, di cui quattro minorenni; e numerosi feriti, alcuni dei quali morirono in ospedale nei giorni successivi.Nella stessa missione vennero colpite anche Viareggio e Pontedera. Lʼepisodio segnò lʼinizio di un periodo molto difficile per la popolazione, che si trovò ad affrontare il periodo più buio della guerra.A settant'anni dalla tragedia, nel 2014, l'Amministrazione comunale ha fatto apporre all’ingresso della stazione una targa che ricorda il dolore patito quel giorno dall'intera comunità lucchese. E’ stata inoltre promossa una ricerca originale da parte di Michele Citarella.

Stazione Ferroviaria

Poco dopo le 10,00 del 5 settembre 1944 i primi soldati alleati entrarono a Lucca, passando da Porta San Pietro. Si trattava di un gruppo di militari afroamericani del 370° Combat Team della 92esima Divisionedi fanteria "Buffalo",al comando del capitando C.F. Gandy. Riammessi nell’esercito solo nel 1941, i neri erano relegati in unità separate, come appunto la Buffalo, composta di 15000 uomini in gran parte provenienti dagli stati del sud.Sbarcarono a Napoli nel 1944, poi di li arrivarono via mare a Civitavecchia e su convogli militari giunsero in Toscana. Avevano il compito di attraversare l’Arno e sfondare la linea GoticaCombatterono eroicamente in Versilia e Garfagnana.Lucca, liberata dai partigiani la notte precedente, li accolse festosamente. Il Cln tenne la sua prima assemblea libera, alla presenza di Renato Bitossi e Giuseppe De Gennaro per il Pci, Aldo Muston per il Pda, Ferdinando Martini per la Dc, Frediano Francesconi e Giulio Mandoli per il Pri, e Enea Melosi per il Pli; e in quell’occasione il socialista Gino Baldassari venne nominato sindaco di Lucca. Dopo Lucca I Buffalo contribuirono anche alla liberazione di La Spezia e Genova.Complessivamente patirono oltre 12000 morti e 3500 feritiTornarono in Patria nel novembre 1945 e la divisone fu immediatamente sciolta. Per molto tempo furono discriminati se non dimenticati.Solo negli anni Ottanta furono rivalutati, grazie alla cultura pop: Buffalo Soldiers di Bob Marley e poi Miracolo a S.Anna di Spike Lee ne hanno reso note le gesta; fiino al docu-film Buffalo Inside di Fred Kowomu. Il 13 gennaio 1997 il presidente Bill Clinton ha insignito il tenente John Fox (morto a Sommocolonia) e il sottufficiale Vernon Baker (protagonista della battaglia di Castello Aghinolfi) con il più grande riconoscimento militare americano: la “Medal of Honor”.Molti reduci della Buffalo sono tornati a Lucca nel dopoguerra: tra questi vale la pena ricordare almeno Ivan John Houston, sergente della 92a, autore del volume Black Warriors e dell’omonimo film, che ha partecipato alle cerimonie commemorative della Liberazione nel 2013 e nel 2019; è scomparso nel 2020.

Porta San Pietro

Fin dal XVI secolo esistevano a Lucca opere di accoglienza per i bambini orfani e abbandonati. Nel 1822, all'interno della più famosa di esse, la Quarquonia, fu fondato il "Deposito di Mendicità per gli orfani e i vagabondi", da cui nel 1851 nacque la Pia casa di beneficenza.Nel 1895 l’istituzione si trasferi nella sede definitva in via Santa Chiara, nell'ex monastero dell'Angelo, edificato nel 1830 per i passionisti su prrogetto di Lorenzo Nottolini. La nuova struttura, che copriva oltre 10.000 mq ed era attrezzata con acqua potabile e luce a gas, comprendeva l'orfanotrofio, ma anche un ospizio per gli invalidi e un ricovero di mendicità, arrivando a una capacità complessiva di 350 assistiti.Nel 1944 l’opera venne trasferita a Bagni di Lucca mentre l’edificio venne requisito dai tedeschi, che ne fecero un campo di raccolta per tutti i lavoratori coatti rastrellati nell’area del litorale Toscano.Il primo contingente furono i 400 livornesi arrestati dalle SS tra Suvereto, Castagneto Carducci e San Vincenzo, che percorsero 150 km a piedi e raggiunsero Lucca il 23 giugno, per essere poi inviate sulla Linea Gotica o in GermaniaNelle settimane successive siraggiunsero gli oltre 3.000 transiti al giorno.Il danneggiamento della ferrovia e la carenza di automezzi rallentarono infatti le operazioni di smistamento. Le condizioni erano terribili: giacigli di paglia marcia, scarsi cibo e acqua, ambiente freddo e umido; oltre alle vessazioni fisiche e morali.La popolazione non era in grado di fornire alcun tipo di sostegno. Fanno eccezione gli Oblati del Volto Santo e quattro crocerossine che si occupavano dell’assistenza sanitaria e dello smistamento della posta.Il 2 agosto fu portato qui anche don Aldo Mei, poi ucciso la sera del 4 fuori dalle mura.Gli ultimi internati furono quelli rastrellati tra il 20 e il 31 agosto. All’alba del 1 settembre i tedeschi si ritirarono senza dare seguito alla minaccia di dìfar saltare l’edificio. Complessivamente transitarono dalla Pia Casa oltre 70.000 persone.Nel dopoguerra l’opera assistenziale riprese possesso dei locali, pur pesantemente danneggiati; e proseguì la sua attività fino al 1985.Oggi gli spazi sono occupati dall’Ipsia e da una Casa di Riposo.Di fronte all’edificio è stata posta l’8 gennaio 2020 una soglia d’inciampo che ricorda le sofferenze subite dai reclusi.

Pia Casa di Beneficienza

Fin dalla sua origine, il Palazzo Ducale fu il luogo deputato alla rappresentanza politica della città.Qui nel Trecento venne edificata la Fortezza Augusta di Castruccio Castracani; nel Quattrocento la Cittadella; e poi il Palazzo pubblico.Dopo lo scoppio della polveriera nel 1586, il complesso venne ridisegnato da Bartolomeo Ammannati e poi da Filippo Juvara.Sotto il Princpato si ebbero nuovi lavori condotti da Lorenzo Nottolini.Dopo l’unità venne spogliato dei paramenti e dotato di aule giudiziarie.Durante il regime ospitò varie manifestazioni fasciste; in particolare nel settembre 1930 Mussolini tenne qui il discorso ufficiale davanti alla folla radunata in piazza.Nel 1944 fu sede della prefettura del governo di Salò. Nelle ore convulse che precedono l'arrivo degli Alleati, la sera del 4 settembre 1944, uno dei due cortili del Palazzo, quello cosiddetto degli Svizzeri, fu il luogo di raccolta dei partigiani in vista dell’insurrezione. Dal balcone su Piazza Napoleone venne poi dato l’annuncio della Liberazione.E nei giorni successivi qui si tennero le riunioni del Cln non più clandestino.Dal 1989 ospita il Museo del Risorgimento, sorto nel 1925.

Palazzo Ducale

La Chiesa di Sant’Agostino fu costruita nel XIV secolo su quella preesistente di San Salvatore in muro, nei pressi dei resti della cinta muraria e del Teatro romano. Nell'Ottocento fu sconsacrata ed adibita a magazzino militare. Fu restituita al culto nel 1866 grazie all'opera delle Suore oblate della Spirito Santo. Ospita la venerata Madonna del Sasso e il corpo della beata Elena Guerra.Il convento annesso, quattrocentesco, presenta un porticato con arcate leggermente ogivali sostenute da colonne ottagonali in mattoni.Nel dicembre 1943 divenne la sede del Comando provinciale della 86a Legione della Guardia Nazionale Repubblicana, diretta da Bruno Messori, e del suo Ufficio Politico Investigativo.Tra gli aguzzini si distinse Camillo Cerboneschi, noto nel dopoguerra come “la belva della provincia”. Classe 1908, perugino di nascita ma milanese d’adozione, reduce dal fronte montenegrino, era stato sorpreso l’8 settembre 1943 in Lucchesia durante una breve licenza di convalescenza; impossibilitato a rientrare al proprio reparto, si era messo&nbsp;a disposizione del locale comando germanico, riuscendo ad aggregare attorno a sé un piccolo nucleo di ex-squadristi e reduci dal fronte.Questo gruppo ando a costituire l’Upi che operò nella ricerca di ex-prigionieri e soldati sbandati e poi nella repressione antipartigiana.Dopo essere stati individuati e fermati, venivano portati a S.Agostino tutti coloro che erano sospettati di attività antifasciste. Venivano interrogati, torturati e intimiditi, minacciando ritorsioni ai danni delle loro famiglie.Le sevizie consistevano nell’ingestione forzata di liquidi, in bruciature inferte con la stufa, nella compressioni delle parti intime. Lo ricordano tra gli altri vittime come il capitano Fiilippo Rubolotta, l’avvocato Guido Di Grazia, il professor Aldo Muston.Grazie a questi brutali metodi e alle indagini condotte attraverso una fitta rete di informatori locali, l’azione dell’Upi raggiunse mportanti successi operativi, tra i quali la cattura di Vittorio Monti e di Domenico Randazzo, accusati di far parte del movimento resistenziale e fucilati a Massarosa il 19 aprile 1944; e &nbsp;il ferimento a morte del partigiano Roberto Bartolozzi, caduto il successivo 29 giugno.Con l’approssimarsi degli alleati, Cerboneschi e i suoi si spostarono in Emilia dove il gruppo si sciolse.&nbsp;Nel 1948 furono processati dalla Cas, ma solo il milite Erminio Barsotti fu condannato (e peraltro amnistiasto), mentre Cerboneschi fuggì dal carcere e Messori espatriò in Spagna.Nel 1975 è stata posta una lapide che ricorda il loro operato criminale.

Convento di Sant’Agostino

S.Anna, appena fuori le mura occidentali di Lucca, è un insediamento molto antico, risalente all’VII secolo.La prima notizia di una Chiesa risale al 1331, ma essa fu distrutta da una piena del Serchio nel 1447.Ricostruita, fu ampliata nel XVII secolo.Acquisì notevole importanza con l’apoertura dell’omonima porta nel 1911.L’ultimo ampliamento risale&nbsp; al 6 novembre 1932 (il campanile venne aggiunto solo nel 1948).&nbsp;Il 4 settembre 1944 Lucca era finalmente libera.&nbsp;Le squadre partigiane di Luigi Giusti rastrellavano la città alla ricerca degli ultimi tedeschi.&nbsp;Dieci di loro si rifugiarono nella chiesa parrocchiale di S.Anna, con un mortaio e tre mitragliatrici; e fissarono un punto di osservazione sul campanile.&nbsp;La mattina del 5, mentre i partigiani raggiungevano il Palazzo del Goerno, qui si svolse un ultimo combattimento, di cui furono protagonisti Alberto e Ezio Angeli, Marcello Fava eAldo Marchegiani.&nbsp;Dopo tre quarti d’ora i tedeschi si ritirarono verso il Serchio attraverso i campi.&nbsp;Sul muro a fianco della Chiesa rimase, quasi beffardamente, la scritta:&nbsp;"Unica la fedeAmore di patriaUnica la volontàFare grandeIl popolo italiano."

Chiesa Sant'Anna

Gli Oblati del Volto Santo erano una congregazione diocesana lucchese che aveva scelto di adattare alla vita del clero secolare le regole delle congregazioni religiose.&nbsp;A partire dal giugno 1942, nei locali del vecchio seminario in via del Giardino Botanico, 2, si unirono in un’esperienza di vita comunitaria (la “Casa degli Oblati”) prima don Arturo Paoli e don Guido Staderini, poi, dal novembre 1943, don Sirio Niccolai e don Renzo Tambellini.Dal giugno del 1944 la Casa fu diretta da Mons. Raffaele Malfatti.&nbsp;Gli Oblati ospitavano nella loro sede il Centro diocesano della Giac, la Conferenza di San Vincenzo per i laureati e l’associazione “Vita e Penseiro” presieduta da Giovanni Carignani.Organizzarono inoltre un pensionato per gli studenti in trasferta; e&nbsp; la "Mensa del Povero", distribuendo oltre 500 minestre al giorno.&nbsp;Aiutarono gli ebrei in fuga da Pisa e da Livorno, attraverso Giorgio Nissim, ma anche quelli stranieri, fornendo loro abitazioni, viveri, abiti e soprattutto documenti. Si calcola che nel corso della guerra ne abbia assistiti oltre 700.Fornirono inoltre assistenza sanitaria ai prigioneiri della Pia casa di beneficenza e ai profughi concentrati alla GIL, già Collegio Reale di San Frediano.&nbsp;Ospitarono inoltre a partire da marzo la sede del Cln militare e da maggio, con l’arrivo di Augusto Mancini, uscito dal carcere, anche di quello politic fino alla fine di agosto. L’edificio fu liberato il 5 settembre.&nbsp;

Casa degli Oblati

Convento di monache di clausura (domenicane degli Angeli) eretto nel 1520, venne adibito a penitenziario a partire dal 1806 da Felice I e poi usato come casa di correzione da Maria Luisa di Borbone a partire dal 1815.&nbsp;Dall’ottobre 1943 ospitò numerosi resistenti; e in molti casi anche i loro familiari furono trattenuti come ostaggi.&nbsp;Dal 5 gennaio vi fu rinchiuso per sei mesi Augusto Mancini, filologo dell’Università di Pisa e presidente del Cln di Lucca.&nbsp;Memorabile l’azione del 23 agosto 1944, quando Franco Bonacchi, comandante della Sap cittadina, vi penetrò in pieno giorno travestito da gerarca e fece scappare tre partigiani già condannati a morte per l’assalto alla sede della BN di Castelnuovo Garfagnana.&nbsp;Nel dopoguerra ha ospitato tra gli altri il jazzista Chet Baker, arrestato per uso di stupefacenti e detenuto dall’agosto 1960 alla fine del 1961.

Guerra e Resistenza a Lucca

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